Patologie cardiovascolari

Il ruolo dell’ECG nel rilevare problemi cardiaci silenziosi

L’elettrocardiogramma (ECG) è uno strumento chiave per individuare problemi cardiaci “silenziosi”, ma non sempre rileva tutti gli infarti. Ripetere l’esame e combinarlo con analisi del sangue e imaging aumenta l’accuratezza diagnostica e consente una diagnosi precoce.

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Perché i problemi cardiaci silenziosi sono una preoccupazione

Non tutti i disturbi cardiaci si manifestano con sintomi evidenti. Condizioni “silenziose”, come piccoli infarti o aritmie, possono passare inosservate fino a quando non provocano complicazioni più gravi. In questi casi, l’elettrocardiogramma (ECG) rappresenta uno strumento diagnostico fondamentale. Registrando l’attività elettrica del cuore, l’ECG fornisce indizi preziosi sullo stato della salute del cuore, anche in assenza di segnali di allarme percepibili (Società Italiana di Cardiologia, 2020).

L’ECG rileva sempre un infarto?

Una delle domande più comuni dei pazienti è: un ECG mostra sempre un infarto? La risposta è sì e no. L’ECG può rilevare alterazioni nei tracciati elettrici che suggeriscono danni, come sopraelevazioni del tratto ST o onde Q patologiche, entrambi segni tipici di un infarto.

Tuttavia, l’accuratezza dipende dal momento in cui viene eseguito. Studi dimostrano che l’ECG rileva circa 50–70% degli infarti acuti al momento dell’evento (European Heart Journal, 2012). Quando associato ad analisi del sangue e metodiche di imaging, l’accuratezza diagnostica aumenta significativamente.

Infarti silenti e ECG normale: come è possibile?

Molte persone rimangono sorprese nel sapere che può verificarsi un infarto con ECG normale. Questo accade quando il danno è piccolo, localizzato in aree meno visibili con l’elettrocardiogramma, oppure quando l’esame viene eseguito troppo presto. Fino al 20% dei pazienti con dolore toracico può inizialmente presentare un ECG normale nonostante sia in corso un infarto (Journal of the American College of Cardiology, 2010).

Per questo motivo i medici ripetono spesso l’ECG a distanza di alcune ore e lo combinano con la misurazione dei biomarcatori cardiaci (come la troponina). Questo approccio aumenta le possibilità di identificare un infarto “silente” che non compare al primo tracciato.

Perché un ECG normale può essere fuorviante

Un ECG normale non significa necessariamente che il cuore sia in salute. Gli infarti silenti o non-ST (NSTEMI) possono non mostrare le tipiche alterazioni attese. In realtà, circa 30% di tutti gli infarti rientra in questa categoria e richiede esami di laboratorio o di imaging per una diagnosi accurata (Società Italiana di Cardiologia, 2021).

Ecco perché i cardiologi valutano sempre l’insieme dei dati: sintomi, fattori di rischio, risultati ematici e ripetuti elettrocardiogrammi.

Il ruolo dell’ECG nella prevenzione e nella diagnosi precoce

Nonostante i suoi limiti, l’elettrocardiogramma resta uno degli strumenti più importanti nella pratica clinica quotidiana. I suoi vantaggi includono:

  • Risultati immediati: informazioni rapide in situazioni di emergenza.

  • Non invasivo e sicuro: nessun rischio per il paziente.

  • Accessibile e conveniente: ampiamente disponibile negli ambulatori e negli ospedali.

  • Monitoraggio continuo: utile per rilevare aritmie come la fibrillazione atriale, anche se silente.

Associato a ecocardiogramma, TC coronarica o test enzimatici, l’ECG fa parte di un approccio integrato per individuare precocemente i problemi cardiaci silenziosi.

Perché è importante

Gli infarti silenti possono essere pericolosi quanto quelli con sintomi evidenti. L’ECG da solo non è sempre esaustivo, ma rappresenta un punto di partenza fondamentale. In presenza di dolore toracico inspiegabile, affaticamento o palpitazioni, una valutazione tempestiva con ECG e test complementari può fare la differenza.

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Riassunto in breve

  • L’ECG rileva molti infarti, ma non tutti.

  • Fino al 20% dei pazienti può avere un ECG normale nelle prime fasi di un infarto.

  • Gli infarti NSTEMI rappresentano circa 30% di tutti gli infarti e spesso non compaiono all’ECG.

L’ECG è più efficace se associato ad analisi del sangue e imaging.

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Riferimenti

Società Italiana di Cardiologia (2020). Linee guida sulla gestione degli infarti miocardici. Roma.

Amsterdam, E.A., et al. (2010). Testing for acute coronary syndromes: The role of ECG and biomarkers. Journal of the American College of Cardiology, 55(10), 1178–1185.

Thygesen, K., et al. (2012). Third universal definition of myocardial infarction. European Heart Journal, 33(20), 2551–2567.

Wu, A.H., et al. (2006). Role of cardiac troponin testing in suspected acute coronary syndrome. Clinical Chemistry, 52(5), 797–804.

Società Italiana di Cardiologia (2021). Epidemiologia degli infarti silenti e strategie di prevenzione. Roma.

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